La storia
Le prime notizie su la Pieve di Bagnolo sono del sec. XII (1144) ed a quest’epoca almeno, se non più indietro, deve risalire la prima costruzione della Chiesa la quale, rifatta più volte, anche adesso dopo tante deformazioni conserva qualche traccia della sua antica eleganza. Quelle colonne uscenti per metà dalle pilastrate, que’ semplici capitelli nell’interno, la cornice che gira all’intorno sotto il tetto e al di fuori ci avvertono che ci troviamo in presenza di un rudere da non disprezzare. Forse praticando assaggi si potrebbe aver più evidente prova della primitiva forma romanica dell’antico tempio.
La presenza dei monasteri di S.Prospero a Reggio, di S.Genesio a Brescello, di S.Giovanni a Parma, di S.Benedetto Polirone, a sud di Bagnolo, e dell’ordine dei Cavalieri di S.Giovanni a Gorgo, confermano l’importanza di questa zona le cui cappelle erano soggette alla giurisdizione degli abati e sottratte a quella della pieve; di questa non conosciamo la primitiva estensione e le cappelle dipendenti.
La Pieve è ricordata la prima volta nel 1144: “Plebem de Baniolo cum suis capellis”, in questo contesto:
“plebem de Camporotundo cum capella de Corigia et aliis capellis, plebem de Curtenova, plebem de Nuvelaria cum suis capellis, ecclesia de Campagnola, plebem de Fabrica cum capella de Razolo e aliis suisi capellis”
La Pieve di Bagnolo torna nelle bolle del vescovo Alberio (1149) “Plebs de Baniolo cum omnibus suis pertinentiis”, di Lucio III (1183) “plebem de Baniolo cum capellis et pertinentiis suis”, di Albricone Vescovo (1184), di Onorio III (1221).
All’Arciprete di Pieve Rossa il Vescovo Pietro riconosce il diritto di decima: “decimationem et ius decimandi totius plebatus Banioli tam in novalibus presentibus et futuris quam in aliis”.
Alla Pieve di Bagnolo ricorrevano le cappelle dipendenti per la provvista dell’olio santo e forse per altre occorrenze; su questo punto non soccorrono documenti.
Il patrono: l'Immacolata Concezione
L’Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX. Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che come sempre non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione.
Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L’avevano chiamata “Intemerata, incolpata, bellezza dell’innocenza, più pura degli Angioli, giglio purissimo, germe non avvelenato, nube più splendida del sole, immacolata”.
In Occidente, però, la teoria dell’immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù.
Se Maria fosse stata immacolata, se cioè fosse stata concepita da Dio al di fuori della legge dei peccato originale, comune a tutti i figli di Eva, ella non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e questa dunque non si poteva più dire universale. L’eccezione, in questo caso, non confermava la regola, ma la distruggeva. Il francescano Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, e chiamato il “Dottor Sottile”, riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Ciò conveniva, era possibile, e dunque fu fatto. Giovanni Duns Scoto morì sui primi del ‘300. Dopo di lui la dottrina dell’Immacolata fece grandi progressi, e la sua devozione si diffuse sempre di più. Dal 1476, la festa della Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano.
Sulle piazze d’Italia, predicatori celebri tessevano le lodi della Vergine immacolata: tra questi, San Leonardo da Porto Maurizio e San Bernardino da Siena, che con la sua voce arguta e commossa diceva ai Senesi “Or mi di’: che diremo noi del cognoscimento di Maria essendo ripiena di Spirito Santo, essendo nata senza alcun peccato, e così sempre mantenendosi netta e pura, servendo sempre a Dio?”.
Nel 1830 la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una ” medaglia miracolosa ” Con l’immagine dell’Immacolata, cioè della “concepita senza peccato”. Questa medaglia suscitò un’intensa devozione e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.
Così, l’8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la “donna vestita di sole” esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata.
Fu un atto di grande fede e di estremo coraggio, che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna, e indignazione tra i nemici del Cristianesimo, perché il dogma dell’Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti. Ma quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine “tutta bella”, “piena di grazia” e priva di ogni macchia del peccato originale. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l’abbondanza di grazie che dal cuore dell’Immacolata piovvero sull’umanità.
E dalla devozione per l’Immacolata ottenne immediata diffusione, in Italia, il nome femminile di Concetta, in Spagna quello di Concepción: un nome che ripete l’attributo più alto di Maria, “sine labe originali concepta”, cioè concepita senza macchia di peccato e, perciò, Immacolata.